Dare il proprio cognome a un figlio è un desiderio non soltanto del padre, ma anche della madre. Un desiderio, a volte, anche dettato dalla voglia di non vedere "finire" l’indicazione della famiglia di appartenenza, quel "nome" che fa risalire alle origini di una "gens". Ci pensa dunque l’Europa ad intervenire contro il retaggio di una società patriarcale, contro un’abitudine consolidata quanto la discriminazione basata sul sesso e a condannare l’Italia.
La Corte europea dei diritti umani ha infatti stabilito che i genitori devono avere il diritto di dare ai figli il solo cognome materno e ha condannato il Belpaese per aver violato i diritti di una coppia di coniugi, avendo negato loro la possibilità di attribuire alla figlia il cognome della madre invece di quello del padre.Nella sentenza i giudici indicano che l’Italia "deve adottare riforme legislative o di altra natura per rimediare alla violazione riscontrata".
Secondo i giudici "se la regola che stabilisce che ai figli legittimi sia attribuito il cognome del padre può rivelarsi necessaria nella pratica, e non è necessariamente una violazione della convenzione europea dei diritti umani, l’inesistenza di una deroga a questa regola nel momento dell’iscrizione all’anagrafe di un nuovo nato è eccessivamente rigida e discriminatoria verso le donne".
Insomma, ci voleva l’Europa per dire che c’è la parità tra uomo e donna anche se il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, ha sottolineato che un meccanismo per permettere il conferimento ai figli del cognome materno "già esiste presso le prefetture", ma "bisogna renderlo più pratico ed efficace". Evidentemente non basta questo "meccanismo" se poi, è così difficile mettere il cognome materno al neonato. Idea poi non così strana visto che in Spagna e nei Paesi ispano-americani (Argentina esclusa) i figli prendono sia il primo cognome del padre che il primo della madre, come negli Usa i genitori hanno il diritto di chiamare il figlio con il cognome della madre, o comunque di aggiungerlo e anteporlo al cognome paterno.
Prima o poi speriamo che tutte queste "lezioni" ci serviranno a migliorare come paese e a dare a madre e padre l'opportunità di scegliere.
sempre pronta ad accompagnare le nostre giornate con il tuo punto di vista in Rosa:) baci Vero
RispondiEliminaGrazie Vero!Tu continua a seguirmi e a divulgare il blog.
RispondiEliminaE speriamo proprio! In effetti un figlio si fa in due...per me sono sempre gli ispanici quelli che stanno un po' più avanti di tutti, che fanno le cose secondo natura... Brava Cuoo'! :-)
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