sabato 21 gennaio 2017

Diario di un romanzo mai scritto -II

EMOZIONE era quella la parola apparentemente indecifrabile che cercava di leggere sul muro della metro.Erano passati poco più di 20 minuti ed il treno, che lo avrebbe condotto a casa dopo una settimana di estenuante lavoro, era in ritardo.Così avvolto nel suo impeccabile cappotto blu allentò la cravatta e decise di combattere l'attesa leggendo le dediche sui muri,fantasticando sulle vite di coloro che avevano lasciato un segno,un disegno,una firma.
Che strana generazione, pensava tra sè e sé, tante parole e pochi sguardi.
Le sue considerazioni accelerarono il moto delle lancette così spense la sigaretta appena accesa e salí sul quel treno che tanto sapeva di casa, di famiglia,di pace.Nel vagone semi vuoto riecheggiavano i suoi pensieri, la preoccupazione per l'imminente intervento del padre,la promozione, il monolocale che avrebbe voluto affittare per acquistare una casa un po' più grande e la frustrazione di un amore trascinato,stanco, sfinito. Nel finestrino vedeva scorrere il riflesso del suo volto, quella di un uomo di trentotto anni assalito da mille dubbi e così, per sfuggire al caos dei suoi pensieri, chiuse gli occhi,con la speranza di riposare un pò.
In quel momento il capo treno annunciò un guasto al motore invitando i passeggeri a scendere alla prossima fermata. Il mezzo non avrebbe ripreso la sua corsa prima dell indomani.
Era il venerdì di una fredda serata invernale, in quel paese solitario il termometro dell farmacia di turno segnava appena 2°.
Sarebbe stato opportuno cercare un b&b  un hotel dove poter trascorrere la notte ma la fame prese il sopravvento così aprì la porta di una piccola enoteca del centro.Fu rapito dal suono affascinante del sax e dal calore che si respirava in quel posto così piccolo ed accogliente.
E mentre sorseggiava un vino locale il suo sguardo fu rapito dalle labbra di quella donna che si muovevano in un canto muto.Quelle labbra sapevano di purezza.Quelle labbra sapevano di VITA.

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